
Il panorama politico e sociale dell’Etiopia all’inizio degli anni 2010 era segnato da tensioni crescenti. Il Partito Rivoluzionario Democratico del Popolo Etiope (EPRDF), al potere dal 1991, aveva instaurato un regime autoritario che soffocò la libertà di parola e di espressione, limitando drasticamente lo spazio per la partecipazione politica e sociale. La situazione economica, pur mostrando segnali di crescita, non beneficiava equamente tutti i cittadini, con ampie disparità regionali e sociali.
In questo contesto cupo, un evento fondamentale avrebbe scosso le fondamenta del regime e aperto una nuova era per l’Etiopia: la Marcia di Protesta del 2018. A guidare questo movimento di contestazione fu Jawar Mohammed, un giovane attivista e imprenditore mediatico che si guadagnò il soprannome di “voce della gioventù”.
Mohammed, nato nel 1986 nella regione Oromo, la più popolosa dell’Etiopia, aveva vissuto in prima persona le ingiustizie e la discriminazione etnica perpetrate dal governo. Nel 2015 fondò la piattaforma mediatica “Oromia Media Network” (OMN), che si fece portavoce delle rivendicazioni degli Oromo, il gruppo etnico più numeroso del paese ma spesso marginalizzato nelle sfere politiche ed economiche.
La Marcia di Protesta del 2018 fu scatenata da una serie di eventi che alimentarono la rabbia e il malcontento popolare. Un piano di espansione urbana a Addis Abeba, che avrebbe comportato lo sgombero forzato di terreni tradizionalmente abitate da comunità rurali Oromo, si trasformò in un detonatore sociale. La protesta contro la decisione del governo si diffuse rapidamente come un incendio, coinvolgendo cittadini di ogni estrazione sociale e etnia.
Da Addis Abeba a Gondar, da Mekelle a Dire Dawa, le strade dell’Etiopia furono inondate di manifestanti pacifici che chiedevano giustizia, uguaglianza e libertà. La Marcia di Protesta divenne un simbolo potente della volontà popolare di cambiare il corso del paese. I manifestanti si opponevano con fermezza alla violenza e alla repressione, mostrando una maturità politica e civile rara in contesti di agitazione sociale.
Jawar Mohammed, grazie alla sua eloquenza e al suo carisma, divenne un leader naturale del movimento. Le sue trasmissioni su OMN mobilitavano la popolazione, dando voce alle rivendicazioni e ai timori degli etiope. La Marcia di Protesta del 2018 si trasformò in un momento di svolta per il paese, aprendo la strada a una serie di importanti cambiamenti:
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Dimissioni del Primo Ministro: Le pressioni crescenti del movimento di protesta portarono alla dimissione di Hailemariam Desalegn nel febbraio 2018.
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Elezione di Abiy Ahmed Ali: L’ EPRDF, per la prima volta nella sua storia, scelse un leader proveniente dal gruppo Oromo: Abiy Ahmed Ali. La sua elezione fu vista come un segno di apertura e cambiamento da parte del partito.
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Riforme Politiche: Abiy Ahmed Ali promosse una serie di riforme volte a democratizzare il paese, tra cui la liberazione di prigionieri politici, la legalizzazione dei partiti di opposizione e l’apertura a un dialogo nazionale.
La Marcia di Protesta del 2018 non fu solo un evento politico ma anche un momento culturale fondamentale per l’Etiopia. Il movimento di protesta dimostrò il potere della partecipazione popolare, della capacità di cambiamento e dell’unità nazionale.
Conseguenze
L’effetto a lungo termine della Marcia di Protesta del 2018 è ancora oggetto di dibattito.
Positivi | Negativi |
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Apertura politica e democratica | Tensioni etniche e instabilità sociale |
Crescita economica | Conflitti interni e violenze |
La transizione democratica in Etiopia è un processo complesso che presenta sia opportunità che sfide.
L’esperienza della Marcia di Protesta del 2018 dimostra come la mobilitazione popolare possa portare a profondi cambiamenti sociali e politici. Tuttavia, il percorso verso una democrazia consolidata richiede tempo, impegno e una costante attenzione ai diritti umani e alla giustizia sociale.